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Un fagiolo nel piatto / A bean on the plate

Un fagiolo era tutto ciò che volevo nel mio piatto.

Sotto lo sguardo attento dei miei genitori e lo sghignazzare di mia sorella, prendevo le posate e tagliavo piccoli pezzettini di quel fagiolo. Gesti lenti e attenti, attraverso i quali saziavo la mia fame.

Avevo 14 anni, pesavo 35 chili ed ero anoressica.

Ricordo che un pomeriggio, ero sola in casa, andai nel frigorifero per cercare qualcosa da mangiare e in pochi minuti ingoiai tutto quello che era commestibile, perfino del pane surgelato.

Pochi minuti dopo, ero in bagno in ginocchio a vomitare.

Vorrei trovare un modo per raccontarti tutto questo con delicatezza, ma non ci riesco questa volta, non è facile parlare di una malattia che nasconde dentro, un disagio dieci volte più grande del proprio peso corporeo.

Il mio disperato bisogno di attenzione e di amore, mi stava uccidendo.

“Povera piccola Cri, anima fragile, non mollare. Guardati, come ti sei ridotta… e, cos’è cambiato?”

C’era questa vocina costante che giungeva al mio cuore nelle lunghe notti insonni e alla quale ho dato ascolto, per metterla a tacere.

Che fosse stata la mia pancia a brontolare oppure un angelo a vegliare?

Non lo so, però ho scelto di farmi aiutare. Per questo voglio raccontartelo, perché da questa malattia si può guarire.

Ci sono tanti percorsi da fare, supportati da validi professionisti e ci sei Tu, che forse ti rivedi nella mia storia ed io so che puoi farcela. Non diventare trasparente, ti ammali e non serve a niente.


One bean was all I wanted on my plate.

Under the watchful eye of my parents and the cackle of my sister, I took the cutlery and cut small pieces of that bean. Slow and careful gestures, through which I satisfied my hunger.

I was fourteen, weighed 35 kilos, and was anorexic.

I remember that one afternoon, I was home alone, I went into the refrigerator to look for something to eat and in a few minutes, I swallowed everything edible, even frozen bread.

A few minutes later, I was in the bathroom down on my knees throwing up everything.

I’d like to find a way to tell you all of this with elegance, but I can’t do it this time, it’s not easy to talk about a disease that hides inside of you, a discomfort ten times greater than one’s body weight.

My desperate need for attention and love was killing me.

“Poor little Cri, you fragile soul, don’t give up. Look at you, what you did to yourself… and, what’s changed?”

There was this constant little voice that came to my heart during the long sleepless nights and I listened to it, to silence it.

Was it my belly grumbling or an angel watching?

I don’t know, but I chose to get help. This is why I want to tell you about it because this disease can be cured.

There are many paths to take, supported by valid professionals and there is you, who perhaps sees you again in my story and I know you can do it. Don’t become transparent, you’ll get sick and it serves no purpose.

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